Piazza e Via S. Francesco di Paola (R. I – Monti) (da Piazza San Pietro in Vincoli a via Cavour)
La Piazza e la via prendono nome dalla chiesa detta di S. Francesco di Paola dei Calabresi o alla Suburra [1], che fu fondata da un sacerdote calabrese e ratificata per Bolla da Gregorio XV (Alessandro Ludovisi - 1621-1623) l’8 giugno 1623 e con motu proprio del 30 agosto dello stesso anno da Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644) fu assicurata all’Ordine dei Minimi.
La Via, oggi coperta da una gradinata, che oggi inizia dalla via Cavour, formava coll’attuale salita dei Borgia una strada che partiva dal “Vicus Cyprius” (via Leonina) e raggiungeva la “Praefectura Urbana”, che si trovava sull’attuale piazzale di S. Pietro in Vincoli. Fu chiamata dai Romani “vicus Sceleratus” [2] in memoria del truce parricidio commesso da Tullia (534 a.Ch.), che, secondo una tradizione, schiacciò col carro il proprio padre Servio Tullio, mentre si trascinava ferito, dopo esser stato gettato dai gradini della Curia nel Foro dal genero Tarquinio il Superbo (534-510 a.Ch.). L’attuale via S. Francesco di Paola passa sotto l’arco ricavato al di sotto dello storico palazzo dei Borgia, dal balcone del quale, si dice, che Vannozza avrebbe salutato per l’ultima volta il figlio Juan, cui il Pontefice Alessandro VI (Rodrigo Borgia - 1492-1503) aveva conferito il ducato di Gandia, titolo che era appartenuto all’altro figlio [3], primogenito, morto nel 1492. A poche ore da quel saluto, il cadavere del secondo duca fu visto essere gettato nel Tevere da un barcaiolo (era la notte del 14 giugno 1497). Ritrovata la salma il 15, fu ricomposta in Castel Sant'Angelo e sepolta poi a Santa Maria del Popolo.
L’assassino, che rimase sempre ignoto, gli aveva inferto nove grandi ferite, una delle quali aveva reciso la gola. Il Papa [4] sembrava dovesse morire per il dolore, ma il cinico Pasquino gli ripeteva e in latino ed in italiano:
”D’uomini pescator noi ti crediamo Papa fra tutti i preti Poiché il figliuol pescare ti vediamo Con le tue stesse reti”.
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“Piscatorem hominum ne te non, Sexte, putemus, Piscaris natum retibus ecce tuum”
La torre (che è detta degli Annibaldi), su via del Fagutale, ha un basamento laterizio del II-III sec. e faceva parte del complesso fortificato di Santa Maria in Monasterio, che era stato la sede dei vescovi di Tuscolo, agli inizi del XII secolo. L’altra torre (quella detta dei Borgia) [5], sulla Piazza di S. Pietro in Vincoli (XIII-XIV sec.), alta e quadrangolare, terminante con una ringhiera, (secondo l’uso del XIV sec.), è appartenuta ai Montanari, ai Cesarini ed ai Morgani, dei quali si vede ancora lo stemma. Questa è stata adibita, poi, a campanile della chiesa suddetta [6] che è l´unica chiesa in Roma che abbia per campanile una torre completa, che era stata edificata a difesa del palazzo (Montanari, Cesarini e Margani), divenuto poi (nel 1624) monastero dei frati minori.
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[1] ) S. Francesco di Paola alla Suburra, con annesso il convento i frati Minimi, all’inizio di origine calabrese.
[2] ) Prima chiamavasi “Clivus Urbius ad Urbius”.
[3] ) Lo aveva avuto da Ferdinando II d’Aragona (1479-1516) nel 1485, dopo la caduta di Raiva.
[4] ) La profezia di Malachia lo indicava: “Bos albanus in porto”.
[5] ) In realtà i Borgia avevano case e vigne che si estendevano verso le Sette Sale e non da questa parte. L’attribuzione del palazzo, quale “Palazzo dei Borgia” è quindi erronea.
[6] ) Vi fu custodita la croce del Colosseo.
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